venerdì, giugno 12, 2009

Eravamo nemici..dalla padania all'amore. SECONDA PARTE : La Fortuna.

l curriculum giudiziario del Cavaliere farebbe invidia a un boss della mala
Le gesta di Lucky Berlusca
Per salvarlo un plotone di parlamentari, avvocati e giornalisti

di Max Parisi
In realtà, i cosiddetti "guai giudiziari" di Silvio Berlusconi non appartengono tutti al medesimo ceppo (da intendersi come blocco...).Berlusconi infatti, ha molteplici e differenti fronti aperti con la giustizia - più qualcuno appena chiuso con pesanti condanne - che in qualche modo rappresentano, dal punto di vista del codice penale, la sua intera carriera di imprenditore.Andiamo a ritroso.
RICICLAGGIO SOLDI DELLA MAFIA
Attualmente Silvio Berlusconi è sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Palermo - magistrato delegato alle indagini il sostituto procuratore Domenico Gozzo - per l'ipotesi di reato di riciclaggio di capitali provenienti dalla mafia siciliana, la meglio nota Cosa Nostra. Questa indagine nasce, per così dire, come "costola" del processo in corso sempre a Palermo contro Marcello Dell'Utri, a sua volta accusato di connivenza con questa organizzazione criminale (vedi articolo in pagina).Stando alle scarne informazioni raccolte in ambienti giudiziari palermitani, a dare impulso a quest'azione della magistratura contro il Cavaliere è stato un testimone, Filippo Alberto Rapisarda, potente finanziere siciliano operante a Milano dai primi anni Settanta. Rapisarda - hanno riferito alcuni giornali fra luglio e agosto - avrebbe reso a più riprese testimonianze il cui contenuto sarebbe di estrema gravità. Avrebbe riferito di miliardi ottenuti da Berlusconi dalla "famiglia" (in senso mafioso) dei Salvo, boss di Salemi. Nino e Ignazio Salvo, oggi entrambi deceduti, entrarono nel mirino di Giovanni Falcone già a metà degli anni Ottanta, tanto che vennero rinviati a giudizio nel primo maxi processo alla mafia istruito proprio da Falcone. Nino non fece a tempo a vedere la fine del dibattimento, morì di cancro in un ospedale di Bellinzona, in Svizzera, la notte del 18 gennaio 1986. Ignazio verrà ucciso in un agguato teso da Leoluca Bagarella e altri sicari, tra i quali - pensate - anche Gaetano Sangiorgi, marito di sua nipote, Angela Salvo, la sera del 17 settembre 1992.Ebbene, stando alle dichiarazioni di Rapisarda, sentito - ripeto - in qualità di testimone dalla Procura palermitana, il Cavalier Berlusconi avrebbe ottenuto dai cugini Salvo tramite i "buoni uffici" di Marcello Dell'Utri un ingentissimo capitale.Il "prestito", sempre che si possa chiamare così, sarebbe stato erogato a cavallo tra il 1977 e il 1978, la somma era di 5 miliardi (25 miliardi e 353 milioni di oggi - fonte Istat). Vero, falso? I magistrati, coadiuvati dalla Direzione Investigativa Antimafia e da esperti della Guardia di Finanza, stanno verificando. Sempre quest'estate, la Procura di Palermo ha sequestrato i libri societari delle 22 Holding (Dalla Holding Italiana Prima alla Ventiduesima) che detengono il capitale della Fininvest. Anche in questo caso, sono in corso accertamenti. Soprattutto, si cerca di capire la ragione per la quale Silvio Berlusconi per una larga parte degli anni Settanta e Ottanta fece amministrare in maniera fiduciaria forti quote di queste società-cassaforte alla finanziaria Par.Ma.Fid di Milano, società che contemporaneamente amministrava parte dei beni di pericolosi gangster e finanzieri di mafia operanti all'ombra della Madonnina. Come vedete, al di là delle parole di molti "pentiti", non ultimo Francesco Di Carlo, che ha "narrato" di incontri diretti avvenuti a Milano fra Silvio Berlusconi, Stefano Bontate e Mimmo Teresi, - questi ultimi due all'epoca dei fatti (metà-fine anni Settanta) ai vertici dell'organizzazione mafiosa - c'è ben altro su cui i magistrati vogliono fare chiarezza. E per la verità, anche noi. CORRUZIONE DI MAGISTRATI ROMANI
Naturalmente non sono solo questi - come si diceva - i "guai giudiziari" del Cavaliere di Arcore. Ricordate il clamoroso caso Previti, Squillante, Pacifico, Acampora? Ebbene, a Milano i magistrati sospettano fortemente - anzi, hanno carte bancarie in tal senso - che le ingentissime somme "girate" da Cesare Previti ad "amici" magistrati romani (leggermente corrotti...) in realtà provenissero non dai "risparmi" dell'avvocato della Fininvest, bensì dalle tasche di Berlusconi tramite la vasta ragnatela societaria estera nelle sue mani. Anche in questo caso specifico, la posta è altissima. Se venisse dimostrato processualmente il ruolo di "mandante" di Berlusconi nei confronti di Previti, l'impero finanziario del Cavaliere crollerebbe di schianto. In ballo c'è - niente di meno che - la Mondadori, rimasta per un lungo periodo al centro di una ferocissima battaglia legale fra De Benedetti e il Signore della Fininvest.Se Previti agì per corrompere - riuscendoci - i magistrati capitolini che alla fine in effetti diedero "ragione" al Cavaliere, e per farlo usò proprio i soldi del Cavaliere, sarebbe un disastro immane per Silvio. Dal punto di vista economico, si innescherebbe una causa per danni che in pratica lo porterebbe diritto alla rovina, dal punto di vista dell'immagine neanche a parlarne, sotto il profilo strettamente giudiziario poi, nel caso venisse condannato, il reato di corruzione di magistrati ha una rilevanza assai pesante, quanto ad anni di carcere.
VIOLAZIONE LEGGI ANTITRUST IN SPAGNA
Se questi due eventi giudiziari già bastano per capire quale "futuro" potrebbe aspettare Berlusconi in Italia, c'è da aggiungere che perfino in Spagna i giudici vogliono vederci molto chiaro sulla gestione patrimoniale della televisione impiantata in quella nazione dal signor Fininvest. L'ipotesi al vaglio dei giudici spagnoli circa le "azioni" di Berlusconi è di aver bellamente violato le leggi sia sull'antitrust, sia per ciò che attiene più semplicemente alla tassazione. Tra l'altro, Berlusconi deve prestare la massima attenzione a quello che fa, rispetto la magistratura iberica. Là, l'immunità parlamentare italiana non vale, sia ben chiaro. In ogni caso, questi sono solo i primi nodi che stanno venendo al pettine.
CAPITOLO BANCA RASINI
Quando qualcuno si prenderà la briga di "aprire" il capitolo Banca Rasini, magari sequestrandone l'archivio tutt'oggi esistente, magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt'oggi in pensione (non al cimitero), e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt'oggi facilmente rintracciabili, si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia. Certi comportamenti, certa spregiudicatezza, certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina. Bisogna avere dei maestri, e il giovane Silvio di allora ne ebbe più d'uno, nella banca dove lavorò suo padre per vent'anni.
E LUI?
A tutto ciò, comunque, Berlusconi risponde in maniera scomposta. A chi gli domanda pubblicamente spiegazioni - ad esempio il sottoscritto -, oppone l'ira dei suoi fedelissimi e l'azione dei suoi legali. A chi testimonia presso i magistrati, vedi Rapisarda, querele amplificate da potenti campagne televisive e della carta stampata (tutti mezzi da lui controllati) e infine direttamente ai giudici impressionanti pressioni concentriche a cui portano man forte "legioni" di deputati e senatori di Forza Italia in Parlamento. Di fronte a questo esercito formidabile, che dire? Golia sembrava invincibile.

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