venerdì, giugno 12, 2009

Eravamo nemici..dalla padania all'amore. QUINTA PARTE : Occultismo.

Svelato il primo grande segreto di Silvio Berlusconi:
ecco le Holding fantasma del suo impero
Le sedici casseforti occulte
Ruggeri, autore di saggi sul Cavaliere, racconta la clamorosa scoperta

di Max Parisi

Signor Berlusconi, abbiamo novità per lei. Ha letto i giornali, ultimamente? Ha saputo che da Palermo è iniziata a circolare la notizia che le "famose" holding del suo impero finanziario non sarebbero 22 - come lei giura e stragiura - ma molte di più, esattamente 38?Ebbene... sorpresina, Cavaliere: abbiamo le prove della loro esistenza. Guardi, per non toglierle il piacere di assaporare la notizia, diamo la parola direttamente a chi le ha individuate, ne ha documentato ogni caratteristica amministrativa, e di tutto ciò detiene ampia certificazione a prova di ogni verifica. Inclusa la sua, signor Berlusconi, è ovvio.
Giovanni Ruggeri, lei è autore di alcuni libri d'inchiesta su Silvio Berlusconi, mi pare.
«Sì, due per l'esattezza»
Il primo quando lo scrisse?
«Il primo, intitolato "Berlusconi, inchiesta sul signor Tv", uscì in prima edizione presso gli Editori Riuniti nel 1987. Lo stesso libro fu poi ripubblicato nel febbraio 1994 dalla casa editrice Kaos di Milano, riveduto, ampliato e aggiornato, chiaramente».
Dopo di che, lei scrisse la seconda opera?
«Sì, "Berlusconi, gli affari del presidente", alla fine del 1994. È stata pubblicata anche questa dalla Kaos Edizioni di Milano».
Lavorando alla stesura di questi due saggi, lei ha mai avuto modo di venire a conoscenza di notizie relative agli assetti societari del gruppo Fininvest?
«Certamente. Anzi, io mi vanto, ripeto, mi vanto di essere il primo e l'unico ad aver scritto che le famose holding, la cassaforte dell'impero Fininvest, non sono 22, ma sono 38».
Scusi, Ruggeri, chi sostiene siano 22?
«Sono ufficialmente dichiarate tali dalla stessa Fininvest, ma non solo, come ogni società che si occupa di editoria e telediffusione, la Fininvest ha dovuto comunicare al Garante l'assetto societario delle sue emittenti, e lo ha fatto citando appunto le 22 holding, per cui non ci piove, ufficialmente sono tali, e il patrimonio della Fininvest, di cui una parte notevole risulta essere di proprietà personale di Silvio Berlusconi, è stato dichiarato distribuito appunto in queste 22 holding».
Che però non sono le sole, perché lei sostiene, e ora le vengo subito a chiedere con quali prove, che in realtà sono 16 più di quelle dichiarate dalla medesima società televisiva.
«Sì. Io l'avevo scoperto già dieci anni fa. Allora ne scrissi, però a quel tempo avevo contezza fossero 38, ma quando uscirono i miei libri non avevo ancora reperito tutte le 38 holding, cosa che ho fatto in un secondo momento. Per cui scrissi: sì, ho la certezza che si tratta di 38 holding e non di sole 22, tuttavia non potei sviluppare l'argomento come avrei voluto, e come potrei fare oggi, perché mi mancava la ricognizione documentale delle ulteriori 16, ricognizione che dovevo ancora fare. Le rivelo che a quel tempo delle 38 holding conoscevo, avevo dettagliata documentazione, ovviamente delle prime 22 e dell'ultima, la trentottesima. Delle altre conoscevo l'esistenza, emergevano da confronti di dati, ma alle prove materiali sono arrivato dopo».
Lei esattamente cosa ha individuato, cosa ha scoperto in dettaglio delle 16 holding "fantasma"?
«Le prime 22 Holding Italiane sono state costituite tutte il 19 giugno 1978, ma in quella stessa data nascono anche le Holding Italiane 23, 24, 25, 26, 27 e 28. Altre quattro, dalla Holding Italiana ventinovesima alla trentaduesima, vengono fondate il 22 dicembre 1978, e infine tutte le altre, dalla Holding Italiana trentatreesima alla trentottesima, nascono, cioè vengono costituite, il 27 marzo 1981. Noi parliamo di holding, quindi, che esistono già da un bel pezzo, 17 anni».
Lei è riuscito a capire, ci sono prove, che queste ulteriori holding detengano quote del capitale della Fininvest?
«Certamente. Intanto ciò che colpisce è la trasformazione che queste 16 holding aggiuntive, rimaste sconosciute, hanno subito nel tempo. Trasformazioni equivalse al cambiamento di nome, ma non di proprietà».
Cioè?
«La differenza sostanziale fra le 22 holding "ufficiali" e le 16 "occulte" sta in questo: le prime, quelle dichiarate tali da Berlusconi e dalla Fininvest, sono delle scatole vuote, si limitano a riscuotere i dividendi. Le altre 16, invece, sono società operative. Hanno un operare frenetico, ed è proprio questo che ha reso difficile l'individuazione, il loro reperimento. Ad ogni modo, sono riuscito a fare un elenco preciso, elenco che comprende trasformazioni, variazioni di sede e di oggetto sociale da quello originario. Le faccio un esempio: la Holding 33 dopo vorticose mutazioni è diventata... Tele Posillipo, la numero 34 Tele Sondrio, la numero 35 è diventata una finanziaria, la Safim Finanziaria».
Quindi oggi non esistono più come tali, come Holding Italiana numero...
«Formalmente no, ma sostanzialmente sì, la proprietà è sempre quella, sono state fatte variazioni per camuffarle, credo, o per ragioni che risultano del tutto incomprensibili, se non si tratta di nascondere qualcosa. Ad ogni modo non ci sono problemi, ho tutti i dati con me per la loro esatta individuazione».
Che dati?
«Tutti. Il numero di registro di ognuna di loro che le identifica presso le Camere di Commercio, il numero del fascicolo presso le Cancellerie dei Tribunali Civili, insomma è tutto molto chiaro, almeno a me. Posso affermare di avere chiarissimo l'intero organigramma societario della Fininvest, incluso questo groviglio nascosto».
Lei è certo del fatto che queste 16 holding siano riconducibili alla Fininvest? Che prove ha per affermarlo?
«La loro composizione. Tutte queste 16 holding vengono costituite dagli stessi personaggi al servizio della Fininvest, ossia dallo studio del commercialista Armando Minna, oggi deceduto, e di sua moglie, la signora Nicla Crocitto. Caratteristica di tutte queste holding è che nascono come Srl con 20 milioni di capitale, fondatori sono il commercialista Armando Minna e la moglie, come dicevo poc'anzi. Il commercialista si intestò il 90% del capitale iniziale, il rimanente la consorte. Nascono così, poi si trasformano in Spa, con capitale iniziale di 200 milioni, elevato di norma a 2 miliardi. Poi accadde un fatto che cambiò le cose. Il 29 gennaio 1982 il commercialista Armando Minna morì in un incidente stradale piuttosto strano, per la verità, e la vedova, la signora Nicla Crocitto, si ritirò a vita privata. Ecco che allora amministratore di tutte queste 16 holding diventò Luigi Foscale, zio di Silvio Berlusconi e padre di Giancarlo Foscale. Il signor Luigi Foscale, ex dirigente della Fiat, nonostante i suoi anni, marcia oltre gli ottanta, fino al 1995, ma suppongo ancora oggi, era amministratore unico delle holding di cui stiamo parlando».
Che senso ha tutto questo marchingegno segreto, secondo lei?
«Amo dire le cose quando ho una certezza assoluta. Guardi, le holding ci sono, il meccanismo lo conosco perfettamente, e anche a cosa serve. Per le 22 Holding "ufficiali" la Fininvest ha dichiarato che la loro esistenza è necessaria per risparmi fiscali, io vado più in là, anche perché non si capisce come mai la stessa Fininvest queste ulteriori 16 Hoding le ha sempre tenute nascoste».
La notizia delle 38 e non più 22 holding esce dalla Procura di Palermo che sta indagando nell'ipotesi di riciclaggio di capitali mafiosi in relazione a Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.
«Le dirò che a me, tutto sommato, fa piacere dopo tanto tempo vedere che la magistratura scopre cose delle quali avevo scritto già 10 anni fa. Per un autore, è una soddisfazione. Noto anche dell'altro, rispetto questa notizia».
Cosa?
«Stando alle agenzie stampa, l'Ansa per la precisione, nei primi giorni dell'agosto scorso sarebbero stati prelevati documenti da due società fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro a Milano e a Roma, la Saf e Servizio Italia».
E quindi?
«Ma chiaramente, dico io, ci voleva tanto tempo per arrivarci? Io, in questi miei libri, ho chiesto esplicitamente a Silvio Berlusconi di dire chi c'è dietro, che tipo di mandato ha dato proprio a queste due fiduciarie. Il mio ragionamento al riguardo era molto semplice, dicevo: Cavaliere, lei sostiene che è tutto in ordine, che è tutto chiaro rispetto la proprietà della Fininvest? Lo dimostri. Noi sappiamo che lei ha operato dietro la facciata di queste due fiduciarie infiltrate pesantemente dalla P2, lei ha iniziato a servirsi di queste due fiduciarie e continua a farlo proprio quando erano controllate dalla P2 di Licio Gelli. Lei le ha usate, dicevo a Berlusconi già allora, nel 1987, per occultare i volti dei suoi finanziatori. D'altra parte, le società fiduciarie esistono proprio per questo. Ciò non significa a priori che il denaro sia maleodorante e i personaggi anche, ma il fatto che vi si ricorra, suscita delle perplessità. Allora, vogliamo uscire dall'equivoco, dalle congetture, dissi a Berlusconi. Renda pubblici i mandati di queste fiduciarie».
Berlusconi rispose?
«Assolutamente no. E allora io, continuavo a dire, non posso non ricordare che dietro queste stesse fiduciarie c'era Licio Gelli e Tassan Din, che addirittura aveva il suo "ufficio privato" diciamo così, dentro una delle sedi di queste fiduciarie, così come non posso scordare che con queste fiduciarie aveva rapporti Flavio Carboni, e via elencando».
Parlando di queste due società della Bnl, le risulta che abbiano avuto in qualche modo a che fare, intrattenuto rapporti voglio dire, con esponenti della mafia siciliana?
«Sì. Con esponenti di Cosa Nostra».
Torniamo la cuore del problema: esattamente quando ha scoperto i dati circostanziati relativi alle 16 Holding fantasma?
«Ho ultimato le ricerche alla fine del 1997»
Con questi nuovi risultati, ha intenzione di scrivere un altro libro?
«A questa domanda non intendo rispondere».
Un'ultimissima questione. Lei è un giornalista, per chi lavora?
«Sono un inviato del settimanale Gente da 25 anni».
Ruggeri, mi permetta l'impertinenza, Berlusconi sostiene che tutti coloro, non importa se giornalisti o magistrati, "parlano male di lui", sono dei comunisti. Lei, se intende dirmelo, è comunista?
«Mai stato comunista in vita mia. Questa poi... (risata)».

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